giovedì 20 ottobre 2011

Una Vita Da Mediano

Carissimi,
Non c'è bisogno di presentazioni; il titolo cita l'ultima bella canzone scritta da Ligabue. Sì, lo so. In giro è pieno di fans pronti ad accoltellarmi per questa affermazione. Ma, come dico spesso, c'è differenza tra "saper fare" un bel disco (usando l'esperienza ed il mestiere), e "fare" un grande disco (usando l'ispirazione ed il talento). Succede a tutti gli artisti; anche ai poeti. Benedetto Croce inseriva solo l'Inferno di Dante nella categoria della poesia pura, figuriamoci. Ovviamente, andando a memoria, posso sbagliarmi.
Ma proprio di memoria vorrei parlare. Ieri sera me ne stavo tranquillo in segreteria ad organizzare il vostro futuro sportivo (senza esagerare, eh), quando dalla radio è partito proprio il pezzo citato nel titolo. La musica, come gli odori (ricordate la Madeleine di Proust all'inizio di "Dalla Parte di Swan"?), ha questo straordinario e al tempo stesso ignobile potere di portarti a spasso nel tempo. Ed io, di colpo, mi sono ritrovato a pensare a quando ascoltai questa canzone nel 1999. Stavamo partendo per il ritiro pre-campionato con la squadra di basket in cui giocavo allora. Sarebbe stato il nostro primo campionato in serie D.
Per me, che arrivavo dal nuoto e non avevo un passato giovanile nella pallacanestro, quelle parole furono una folgorazione. Insomma. Era vero. Avevo cominciato sui campetti solo 3 anni prima. Ma faticando ed allenandomi ero riuscito a guadagnare il mio posto in squadra e nel quintetto base, grazie anche all'immenso fiato che la mia vita precedente da nuotatore mi aveva donato. Ed era tutto vero. Giocavo in un ruolo dove spesso si ingaggiano battaglie fisiche con giocatori alti e pesanti. Ma da nessuna di quelle battaglie, anche quando uscivamo sconfitti, mi ero tirato indietro. Questa per me era l'essenza del gioco di squadra. Uscire dal campo con l'idea che gli altri avessero vinto perché più forti.
Poi, crescendo, mi sono accorto che forse il campo era un po' più grande di quello che credevo. E che di mediani, in fondo, ce n'erano ovunque. Perché devi riuscire a finire il lavoro che ti hanno richiesto (e che danno per scontato che tu farai, e magari senza ringraziarti o pagandoti in ritardo); perché devi arrivare in tempo dall'altra parte della città sapendo che la tua assenza può causare problemi ad altri; ma soprattutto perché senza gli altri mediani come te, alla fine, solo con i centravanti è difficile vincere una partita.
Ma, per fortuna, ogni tanto, le nostre vittorie le portiamo a casa.
Vi abbraccio.

P.S.: In vasca al Gerbido, ore 13:02 e in ritardo per entrare in sala pesi!!!!

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